FORME STRUMENTALI

FORME STRUMENTALI

FORME STRUMENTALI

Le forme strumentali sono composizioni dove la musica viene eseguita esclusivamente mediante l'impiego di strumenti musicali, senza l'utilizzo della parte vocale. Esistono formazioni strumentali dal duo, formato da due esecutori, fino a gruppi strumentali di tredici o più strumenti 

FORMAZIONI STRUMENTALI

Erano brani musicali suddivisi in più parti (in genere tre o quattro), chiamate tempi o movimenti.

In base al numero degli esecutori esse assumevan le seguenti denominazioni:

  • Sonata (strumento solista o due esecutori)
  • Duo, trio, quartetto, quintetto, sestetto, ecc.
  • Sinfonia (l’intera orchestra)
  • Concerto (dialogo tra uno o più solisti e l’orchestra)

STRUTTURA

Ogni movimento era costruito seguendo uno schema formale diverso e, nella seconda metà del 1700, una tipica composizione strumentale era strutturata nel seguente modo:
• Primo tempo - Allegro (in forma sonata);
• Secondo tempo - Andante o Adagio (in forma Lied A-B–A o tema con variazioni);
• Terzo tempo - Minuetto (sostituito poi dallo “scherzo”);
• Quarto tempo - Allegro (in forma sonata o in forma di rondò).

STORIA

Ebbe inizio dal Rinascimento, ciò però non sarebbe avvenuto se nel medioevo non si fosse praticato l' uso degli strumenti come raddoppio o sostitu-zione alle voci nelle composizioni polifoniche.

Questa pratica era comune nelle frottole e nei madrigali.

Il più importante centro di musica organistica è Venezia, la cui chiesa di San Marco possiede, già nel 1490, due organi situati nelle due navate principali.

Tra le prime forme accertate di composizioni prevalentemente strumentali, vi sono quelle suonate per accompagnare le danze del salterello e del trotto, in cui il movimento del corpo sostituiva la parte vocale.I caratteristici elementi della produzione musicale di questo periodo sono i cambi repentini di tempo, i passaggi di grande virtuosismo strumentale o vocale e l'uso del contrappunto e della fuga, oltre a uno sviluppato senso dell'improvvisazione.

L'Ottocento è anche il secolo della grande stagione operistica italiana, che ha come protagonisti Gioachino Rossini (1792-1868), Vincenzo Bellini (1801-1835), Gaetano Donizetti (1797-1848), Giuseppe Verdi (1813-1901) e, a cavallo del secolo seguente, Giacomo Puccini (1858-1924).


STILOFONO

STILOFONO

Lo stilofono é uno strumento musicale elettronico di ridotte dimensioni. La tastiera é controllata da una piccola penna elettronica (detta stilo, da cui il nome) il cui contatto con i tasti genera il suono 

CARATTERISTICHE

Inizialmente chiamato Stylophone ed era un dispositivo che emetteva note musicali, basandosi sulla configurazione di due ottave e mezzo riprodotta su una scheda elettronica che riproduceva le note a contatto con una penna metallica (da cui il nome) collegata alla scheda interna. Ogni tasto riposta a un oscillatore a bassa tensione attraverso un resistore che, a contatto con lo stilo, genera un suono. Gli unici controlli sullo Stilofono sono: un interruttore ON/OFF e un trimmer per l'accordatura sul retro.

EVOLUZIONE

Dal gennaio 2017 è invece disponibile anche la versione Gen X-1, che ripropone una struttura piuttosto fedele a quella dell’originale anni ’60. Questa arricchita di un pannello frontale che consente nuove funzioni ed effetti sonori.

STORIA

Lo stilofono è stato creato nel 1967 da Brian Jarvis. È stato venduto (tra i vari testimonial pubblicitari dello strumento vi era anche il musicista Rolf Harris) in circa tre milioni di esemplari sotto il marchio Dubreq, soprattutto come strumento musicale giocattolo. Diversi gruppi musicali e musicisti hanno utilizzato questo strumento nelle loro incisioni: tra questi vi sono per esempio David Bowie, per i brani Space Oddity, After All, Slip Away, i Kraftwerk, che lo hanno utilizzato nella prima versione di Pocket Calculator per ottenere i bassi, e Tim Freese Greene (ex produttore dei Talk Talk), in alcune delle sue incisioni uscite con il nome di Heligoland.Anche i Queen ne fecero uso nella canzone Seven Seas Of Rhye, nell'album Queen 2.

Tra gli italiani che usano questo strumento vi è Morgan, che lo usa nei concerti e in alcune apparizioni televisive.


KAZOO

KAZOO

Il kazoo é uno strumento musicale che fa parte della categoria die membranofoni. Il corpo dello strumento é a forma tubolare schiacciata, generalmente in metallo o in plastica, con un foro centrale chiuso da carta velina o altra membrana che vibra con la voce suonatore.

CARATTERISTICHE

Si è spesso erroneamente portati a pensare che per emettere un suono occorra soffiare nel kazoo. Soffiando, invece, il kazoo non emette alcun suono particolare. Quello che, invece, è necessario fare, è modulare con la propria bocca le note e i suoni che vogliamo far fuoriuscire dallo strumento. In sostanza, si tratta quasi di cantare dentro al kazoo. Quando si canticchia in un kazoo, vibrando, la membrana amplifica e distorce il suono. Per questa ragione il suono emesso varia in relazione all'esecutore e a volte può produrre una sorta di distorsione della propria voce.

COME UTILIZZARE

Alcune persone inizialmente riscontrano delle piccole difficoltà, non riuscendo a far emettere alcun suono allo strumento. Come abbiamo visto, è necessario cantare e vocalizzare affinché lo strumento sia in grado di emettere vari suoni, tramite la vibrazione della membrana. La vocalizzazione di consonanti dure e secche, come la Erre e la Ti, per esempio, permette di ottenere un suono decisamente più efficacie. È inoltre possibile effettuare dei suoni più intensi, aumentando il flusso d'aria. Come per tutte le cose, è questione di pratica e di esercizio. Per suonare il kazoo non occorre quindi utilizzare entrambe le mani: è infatti sufficiente sorreggerlo con una sola, viste le sue dimensioni ridotte.

STORIA

Divenuto ben presto lo strumento preferito di bambini e musicisti di strada, ha trovato poi la sua strada nel Jazz e nel Blues. In epoca moderna, infatti, questo strumento dall'utilizzo principalmente popolare ha goduto di momenti di grande notorietà, grazie all'impiego che ne hanno fatto artisti di livello nazionale e internazionale. In Italia possiamo ricordare alcune performance di Edoardo Bennato, Paolo Conte e Fabrizio de André e a livello internazionale dei Pink Floyd, Frank Zappa e Jimi Hendrix. Per concludere, possiamo dire che è possibile sfruttare questo strumento per accompagnarsi in qualsiasi melodia, in quanto il suono che andiamo a determinare lo decidiamo unicamente noi.


DIDGERIDOO

DIDGERIDOO

Il didgeridoo é uno  strumento musicale nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale. E’ originario dei territori del Nord dell’Australia, luogo ricco di termitai ed è lo strumento sacro degli aborigeni australiani. I didgeridoo tradizionali sono in eucalipto decorati con motivi totemici aborigeni, anche se oggi si trovamo strumenti di diversi materiali: dal teak alla plastica e dal metallo alla cercamica.

STRUTTURA

Le dimensione del didgeridoo possono variare: Può avere una lunghezza che varia da meno di un metro a 4 metri, e un diametro interno che va da un minimo di 3 centimetri (all’imboccatura) fino a 30 cm o più (nella parte finale), è classificato negli aerofoni ad ancia labiale e la sua nota fondamentale è data principalmente dalla lunghezza.

Mentre il timbro del didgeridoo è influenzato dalla forma e proporzioni della parte interna dello strumento. Ciò permette, a differenza di molti altri strumenti a fiato, enormi differenze timbriche tutte da esplorare essendo libero di assumere quasi ogni forma immaginabile.

Tipo di materiale, spessore e curvature non hanno in genere influenze di sorta sul timbro dello strumento. Fanno eccezione curve eccessivamente strette e materiali porosi che sono comunque da evitare sempre.

IL SUONO

Per suonare il didgeridoo si utilizza la tecnica della respirazione circolare (o del soffio continuo). Tale tecnica permette al suonatore di prendere aria dal naso mentre espira quella contenuta nella bocca generando un suono continuo. Il suono che produce questo strumento è profondo e ipnotico.

STORIA

Molto tempo fa, quando gli uomini della tribù, erano in cerca di cibo, scoprirono che i rami d’albero, cavi all’interno, erano rifugio per molti piccoli animali, e scuotendo i suddetti rami potevano ricavare il nutrimento necessario. Un giorno successe che uno degli uomini della tribù soffio all’interno di questo ramo d’albero, per ricavare del cibo, e sorpreso dal suono che si creò, continuo a soffiare. Quando si voltò, notò che gli altri membri della tribu stavano battendo le mani e ballando al suono ed al ritmo che lui stesso aveva creato con quel ramo. Da quel giorno, questo tronco, detto didgeridoo venne usato per le loro danze e canzoni.


SITAR

SITAR

Il sitar uno strumento musicale a corde dell'India settentrionale; é lo strumento della musica classica indiana pio conosciuto in Occidente. il termine sitar significa letteralmente tre corde. Il termine sitar deriva probabilmente dal termine persiano seh-tar, che letteralmente significa tre corde ed in effetti esiste uno strumento iraniano chiamato setar che presenta caratteristiche simili; entrambi derivano da una evoluzione della cétra

STRUTTURA

É uno strumento a corde, divise in sette superiori ed undici inferiori; tre di queste vengono utilizzate per comporre una melodia, mentre le altre vengono usate per produrre un tipo di accompagnamento. Interessante è invece il modo in cui è fatta la cassa armonica, composta da una zucca tagliata a metà coperta da un sottile strato di legno.

STORIA

In un’epoca come quella degli anni settanta, ci fu un progressivo aumento di interesse verso la filosofia orientale e all’oriente in generale. Questo interesse si tradusse con la scoperta di questo strumento da parte di George Harrison dei Beatles, grazie alla sua amicizia con Ravi Shankar, probabilmente il musicista di sitar più conosciuto in Occidente, che fu anche suo maestro. Harrison lo impiegò nella celebre canzone Norwegian Wood. Sono parecchi i musicisti che oggi impiegano il sitar nelle loro canzoni, o che l’hanno impiegato in passato; tra questi figurano Brian Jones dei Rolling Stones, Steve Howe degli Yes, Gem Archer degli Oasis.


SEGA MUSICALE

SEGA MUSICALE

La sega musica, detta anche sega cantante o sega ad arco, é uno strumento musicale atipico. É formato da una normale sega trapezoidale da falegname in acciaio, si suona con un archetto o percossa traverso l'utilizzo di martelletti. Oltre al suono prodotto con l'arco, la sega può essere suonata anche con bacchette morbide, creando un effetto misterioso

STRUTTURA

Si suona con un archetto da contrabbasso, violoncello, violino o percossa attraverso l'utilizzo di martelletti. Si suona da seduti, con il manico della sega tra le cosce, i denti rivolti verso di noi e la punta afferrata con la mano sinistra (se non si è mancini), oppure la si può suonare in piedi incastrando il manico tra le ginocchia unite, o usando appositi sostegni creati artigianalmente. La mano destra manovra l'arco mentre la sinistra regola l'intonazione piegando la lama. L'estensione può andare da due a quattro ottave circa. L'intonazione delle note può essere regolata solo con l'orecchio, visto che è difficile determinare quale curvatura sia necessaria per produrre una determinata altezza.

GENERE MUSIACALE

Diversi tipi di musica fanno uso di questo strumento. Tra musicisti bluegrass e folk, la sega musicale è ben nota. Si sa anche che la musica tradizionale country e occidentale includeva l’uso della sega musicale in concerti e sessioni di registrazione. Vi è qualche indicazione che la sega musicale stia cominciando a farsi strada anche in stili di musica più contemporanei, tra cui musica country moderna, hip hop e pop.

La sega musicale richiede una certa perizia nell'uso dell'arco ed un buon orecchio melodico. Lo strumento viene quindi suonato da uno specialista, da un percussionista o da un suonatore di strumenti ad arco dotato della necessaria apertura mentale.


piffero

IL PIFFERO

PIFFERO

Il piffero é uno strumento popolare aerofono: sorta di flauto a becco. Appartenente alla famiglia delle bombarde, é ad ancia doppia a camerata conica. Ha sei fori, senza chiavi, dal timbro simile a quello dell'oboe e dal suono acuto e nasale

STRUTTURA

È realizzato generalmente in legno chiaro di bosso oppure nero di ebano; altri possibili materiali sono il susino, il sorbo e il pero.

Lo strumento è costituito da tre parti:

  • Il musotto, l'ancia di questo strumento, realizzata in canna, è collocata in una "piruette" (bocchino chiamato musotto), particolarità, unica in Italia, che ha in comune con gli oboe orientali e antichi. Questa struttura permette di eseguire il fraseggio tipico detto "masticato" del repertorio delle Quattro Province.
  • La canna conica che ha 8 fori (l'ottavo foro posteriore si usa col pollice della mano sinistra).
  • Un padiglione svasato chiamato "campana" dove riposa, durante l'esecuzione, una penna di coda di gallo, che serve per pulire l'ancia.
  • Completano lo strumento le vere, anelli di rinforzo e abbellimento in ottone.

STORIA DEL PIFFERAIO

C’era una volta la città di Hamelin, in Germania: i suoi abitanti erano conosciuti ovunque per la loro avarizia. Quando si accorsero di quanto spendevano a nutrire i loro gatti, decisero di mandarli via dalla città. E così, Hamelin, oltre che per i suoi abitanti avari e antipatici, diventò famosa per essere l’unica città del paese senza l’ombra di un gatto.

Questa notizia fece molto piacere ai topi, che arrivarono in massa. In men che non si dica, infestarono le cantine, i magazzini e i granai. Così, Hamelin diventò famosa, oltre che per i suoi abitanti avari e antipatici e per essere l’unica città del paese senza l’ombra di un gatto anche per i suoi topi.

C’erano topi di tutte le forme e le dimensioni: dagli innocenti topini di campagna alle pantegane, grosse come uno scarpone da montagna. Gli abitanti di Hamelin erano disperati e nemmeno il sindaco sapeva cosa fare. Un giorno, però, si presentò alle porte del municipio un piccolo ometto che disse al sindaco: “Io vi libererò dai topi, ma voglio mille monete d’oro”. Il sindaco fece i suoi conti: mille monete erano la metà di quanto si spendeva per mantenere i gatti. Così accettò.

L’omino prese dalla sua sacca uno zufolo e cominciò a suonare. Come per magia, i topi uscirono dalle cantine e dai granai e lo seguirono, incantati dal suono dello zufolo. Dalle case uscirono migliaia di topi, che seguirono l’omino fino al fiume. Tutti i topi di Hamelin erano usciti dalle loro tane per seguirlo: non ne era rimasto nemmeno più uno.

Il pifferaio si immerse nell’acqua fino alla cintura e i topi lo seguirono, nuotando come potevano. Presto, però, i roditori furono trascinati via dalla corrente impetuosa e morirono affogati. Il pifferaio tornò a riva, si scrollò l’acqua di dosso e tornò ad Hamelin, per ottenere la sua ricompensa.

“E tu vorresti mille monete d’oro per aver suonato lo zufolo?” gli disse il sindaco. “Da me non avrai proprio niente, cialtrone che non sei altro”. L’omino fu cacciato dal municipio e anche gli altri abitanti della città lo presero a male parole.

“Ah sì?” disse loro il pifferaio magico “Pagherete cara la vostra avarizia! Ah se vi pentirete”. Poi si avviò verso le porte della città di Hamelin, tirando fuori dalla sua sacca lo zufolo. L’omino cominciò a suonare ed improvvisamente, dalle case e dalle scuole uscirono i bambini. Proprio come era successo ai topi, tutti i bambini della città vennero incantati dal suono dello zufolo magico del pifferaio e lo seguirono correndo e saltellando.

I loro genitori cercarono di fermarli, ma non ci fu niente da fare: i bambini uscirono dalla città. Il pifferaio camminò suonando fino alle montagne; poi, fece entrare tutti i bambini in una grotta e sigillò l’ingresso con una pietra. Da quel giorno, i bambini non sono mai tornati in città e nessuno sa che fine abbiano fatto. Solo un piccolo rimase fuori dalla grotta: era zoppo e si era fermato nel bosco, esausto.


LA CÉTRA

CETRA

La cétra era uno strumento musicale dell'antichità classica, appartenente alla famiglia dei cordofoni. 

STRUTTURA

É costituita da una cassa armonica di varia forma sulla quale si levano due bracci congiunti in alto da una piccola asse. Le corde, che inizialmente erano quattro e poi sono andate aumentando, sono tese tra la cassa di risonanza e l’asse e pizzicate con le dita  o con il plettro (anticamente una piccola lamina di osso a forma di mandorla).

Nel XIX secolo si é diffuso un altro tipo di cétra da tavolo, non a pizzico ma ad arco, a quattro corde; un altro a forma di di con due piedini in metallo e due in legno ed uno a forma di cuore.

Come si chiama chi suona la cetra?

Era suonata da citaredi professionisti e molto spesso utilizzata sia negli atenei che nelle corti. Il termine citarista è uno degli epiteti di Apollo (Apollo Citarista o Apollo Citaredo), dio greco delle arti e della musica, spesso raffigurato con la cetra

STORIA

La cétra (che scritta con l’accento acuto si distingue dalla cètra, scudo fatto di vimini e cuoio utilizzato nell’antica Roma da popoli non romani) nell’antichità classica era uno strumento legato al mito di Apollo e diffuso soprattutto in Grecia. Era spesso utilizzato come accompagnamento musicale nella declamazione di componimenti poetici. Per questo che il termine “cetra” ha assunto, in senso figurato, anche il significato di “ispirazione poetica”. Con questo stesso nome, però, si indica anche uno strumento popolare usato soprattutto nel sud della Germania. Questo costituito da una cassa piatta, con un fianco dritto e uno curvo e cinque corde tese sul lato dritto che sono pizzicata dalle dita su di una tastiera…

 


ARMONICA

ARMONICA

L'armonica é uno strumento ad ance di ottone). Queste vibrano al passaggio dell'aria, che viene spinta o aspirata attraverso i buchi, per generare le note. Ne esistono varie tipologie, differenti nell'utilizzo e nel prezzo...Usate per suonare la maggior parte della musica popolare, cimeli blues o il folk. 

L' ARMONICA DIATONICA
L'armonica diatonica é presumibilmente la più diffusa, e sicuramente la più economica. É accordata su una tonalità specifica, che non può essere cambiata. Nella maggioranza dei casi le armoniche sono accordate in chiave di DO
L' ARMONICA CROMATICA

L' armonica cromatica quella munita di un meccanismo per controllare quali buchi andranno a produrre il suono. Le armoniche cromatiche base, con i fori, possono solo suonare una scala per intero(come avviene per l'armonica diatonica), male armoniche cromatiche con 12-16 fori possono essere suonate su tutte le tonalità

 

STORIA

Un liutaio della Bohemian, Richter, nel 1826, creò uno strumento ad ance in acciaio accordate cromaticamente e fissate orizzontalmente su piccole incanalature ricavate su una piastra anch’essa in acciaio, con

due porta ance separate, una per le note soffiate e l’altra per quelle aspirate, disposti simmetricamente come per le attuali armoniche.

Inoltre per l’accordatura usò una scala diatonica che da quel momento diventò lo standard per quella che venne di lì in seguito chiamata “Mundharmonika” o anche armonica a bocca.

Fu nel 1857, che l’evoluzione dell’armonica ebbe una definitiva e profonda svolta. Un tedesco dal nome Matthias Hohner, principalmente con l’aiuto dei suoi familiari, decise di dedicarsi ad una seria e professionale realizzazione commerciale dello strumento. Il primo anno ne produsse 650 unità.

Di li a poco organizzò una vera e propria azienda per lo sviluppo in serie, riuscendo in poco tempo, ormai abile uomo d’affari, ad inserirsi bene nel mercato con la produzione di diversi modelli con cover di varia rifinitura.

Nel 1862, ci fu la svolta definitiva, infatti riuscì a approdare anche nel Nord America, creando così un impero dal nome appunto Hohner. Già nel 1887 la produzione annuale ammontava a più di un milione di armoniche.

 

 


NACCHERE

NACCHERE

Le nacchere appartengono all famiglia degli strumenti a percussioni, sono costituite da due parti: in legno sagomato e legate tra loro da un pezzo di cordone. Ciascun guscio, risulta concavo al suo interno, e in base a quanto concavo, alla profondità dell'area concava, il suono cambia. 

Oggi è possibile trovare in commercio anche nacchere realizzate in altri materiali, come ad esempio in cristallo e in metalli pregiati. Questa tipologia di materiali è preferita dagli amanti del collezionismo.

IL SUONO

Il suono é breve, secco e chiaro, dominato dagli armonici irregolari, risulta quindi impossibile determinare l'altezza. Il tipico suono viene prodotto facendo sbattere tra loro le due parti.

Le nacchere hanno trovato impiego nelle orchestre, ma vengono utilizzate soprattutto in danza tradizionali come la tarantella, la tammurriata e il flamneco

STORIA

Questo strumento originariamente era costruito da gusci di noce. Venivano forati e uniti da un sottile filo di lana. Successivamente furono realizzate in legno duro.

La parola castañuelas, deriva dalla parola castaña, ovvero l’albero che era utilizzato per la loro produzione.

Impossibile non associare le castañuelas alla Spagna, al canto e al ballo popolare della “Sevillanas”, e nella musica si trovano composizioni come il “Concertino para castañuelas y orchestraThree Anecdotes (1977), del compositore catalano Leonardo Balada (andrew.cmu.edu).

O il musicista, sempre spagnolo, Santiago de Murcia (1673-1739) che compose variazioni per castañuelas, e anche l'italiano Luigi Boccherini(1743-1805) compose un'opera che includeva il loro impiego.

Anche Joaquín Rodrigo, compose due pezzi per castañuelas.

Non è raro, che bravissimi musicisti italiani stabiliti in Spagna, siano rimasti letteralmente affascinati dalla musica spagnola, da ricordare anche Mario Castelnuovo Tedesco a questo riguardo, castañuelas a parte.

Castañuelas che anche nella musica classica hanno trovato dunque l'importanza che meritano; strumenti semplici che hanno ritagliato uno spazio nella storia della musica, della danza, del folklore.

Tre aspetti legati uno all'altro. Ma che siano state esplicitamente incluse anche nella musica classica, ha fatto certo aumentare il rispetto, e la considerazione, di questi strumenti da parte di chiunque, addetti, e non, ai lavori.

Oggi è possibile trovare in commercio anche nacchere realizzate in altri materiali, come ad esempio in cristallo e in metalli pregiati. Questa tipologia di materiali è preferita dagli amanti del collezionismo.

 


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