IL MIMO

IL MIMO

IL MIMO

Il mimo é una delle forme più antiche forme di teatro.
I mimi danno vita a storie e racconti usando solo il loro corpo, senza proferire parola.
Amati dai bambini, ma anche dai più grandi, si esibiscono alle feste, in piazza o nei teatri.

Il suo linguaggio è universale, in quanto si serve di un tipo di comunicazione non verbale che utilizza il solo movimento del corpo e, quindi, rende la rappresentazione comprensibile a tutti, molto efficace e non riservata ad un pubblico particolare, ristretto, o legato ad una determinata lingua orale.

STORIA 

Il mago per bambini è una figura specializzata nella magia infantile, che si rende disponibile per le feste di compleanno, i party privati o altri tipi di eventi in cui sia necessario intrattenere il pubblico di giovanissima età.

Per ritrovare le radici di questa forma teatrale è necessario tornare indietro di diversi secoli; infatti le prime rappresentazioni sono state realizzate già nei teatri greco-latini.

Presso i Greci il termine mimo indicava sia l’attore, che produceva l’imitazione, sia un particolare genere teatrale simile alla commedia. Gli antichi lo concepivano semplicemente come una rappresentazione abbastanza realistica della vita con uno “storpiamento” verso il comico.

Gli attori, che indossavano delle maschere, imitavano animali e personaggi tipici attraverso la danza e recitavano alcune scene, spesso di difficile interpretazione ma con spiccata intonazione comica, i cui argomenti erano molto vari, passando dal mitologico alla vita comune.

Il mimo si affermò, quindi, sia come genere lirico, sia come genere più affine alla commedia: attraverso vari intrecci, sviluppava una storia attorno a un argomento e aveva probabilmente origini religiose, derivando dalle stesse feste dionisiache da cui nacquero commedia e tragedia, ma rivolte ben presto al lato profano.

NEL MONDO MODERNO

 

Alcuni esempi lampanti del suo uso moderno si possono trovare nel mondo cinematografico: i film muti degli inizi, obbligati dall’arretratezza dei mezzi tecnici, sono poi rimasti nella Storia del Cinema come genere particolare, anche dopo il passaggio ai film dotati di audio. In questa categoria rientrano, ad esempio, le opere di Charlie Chaplinoppure, ancora più attuali, i film e le serie televisive di Rowan Atkinson, con il suo personaggio Mr. Bean: sono capaci di far ridere grazie alle sole espressioni del volto e alle situazioni comiche in cui il protagonista si ritrova. In particolare, grazie anche alla somiglianza dei due generi, entrambi si sono ritrovati a portare sullo schermo pellicole in cui ci sono situazioni simili, con alcune scene tipiche ricorrenti.

Ad esempio, una situazione banale come un attacco di singhiozzo viene esaltata da tutti e due in maniera esagerata e trasportata in un contesto che provoca imbarazzo.

Charlie Chaplin, in “Luci della città”, si trova ad una festa e, dopo aver per sbaglio ingoiato un fischietto, viene colpito da un attacco di singhiozzo, dando inizio ad una serie di fischi che suscita in lui un grande imbarazzo e viene reso in modo comico mediante espressioni del corpo e del viso.

 

 

 

 

 

 


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