IL PIFFERO

piffero

IL PIFFERO

PIFFERO

Il piffero é uno strumento popolare aerofono: sorta di flauto a becco. Appartenente alla famiglia delle bombarde, é ad ancia doppia a camerata conica. Ha sei fori, senza chiavi, dal timbro simile a quello dell'oboe e dal suono acuto e nasale

STRUTTURA

È realizzato generalmente in legno chiaro di bosso oppure nero di ebano; altri possibili materiali sono il susino, il sorbo e il pero.

Lo strumento è costituito da tre parti:

  • Il musotto, l'ancia di questo strumento, realizzata in canna, è collocata in una "piruette" (bocchino chiamato musotto), particolarità, unica in Italia, che ha in comune con gli oboe orientali e antichi. Questa struttura permette di eseguire il fraseggio tipico detto "masticato" del repertorio delle Quattro Province.
  • La canna conica che ha 8 fori (l'ottavo foro posteriore si usa col pollice della mano sinistra).
  • Un padiglione svasato chiamato "campana" dove riposa, durante l'esecuzione, una penna di coda di gallo, che serve per pulire l'ancia.
  • Completano lo strumento le vere, anelli di rinforzo e abbellimento in ottone.

STORIA DEL PIFFERAIO

C’era una volta la città di Hamelin, in Germania: i suoi abitanti erano conosciuti ovunque per la loro avarizia. Quando si accorsero di quanto spendevano a nutrire i loro gatti, decisero di mandarli via dalla città. E così, Hamelin, oltre che per i suoi abitanti avari e antipatici, diventò famosa per essere l’unica città del paese senza l’ombra di un gatto.

Questa notizia fece molto piacere ai topi, che arrivarono in massa. In men che non si dica, infestarono le cantine, i magazzini e i granai. Così, Hamelin diventò famosa, oltre che per i suoi abitanti avari e antipatici e per essere l’unica città del paese senza l’ombra di un gatto anche per i suoi topi.

C’erano topi di tutte le forme e le dimensioni: dagli innocenti topini di campagna alle pantegane, grosse come uno scarpone da montagna. Gli abitanti di Hamelin erano disperati e nemmeno il sindaco sapeva cosa fare. Un giorno, però, si presentò alle porte del municipio un piccolo ometto che disse al sindaco: “Io vi libererò dai topi, ma voglio mille monete d’oro”. Il sindaco fece i suoi conti: mille monete erano la metà di quanto si spendeva per mantenere i gatti. Così accettò.

L’omino prese dalla sua sacca uno zufolo e cominciò a suonare. Come per magia, i topi uscirono dalle cantine e dai granai e lo seguirono, incantati dal suono dello zufolo. Dalle case uscirono migliaia di topi, che seguirono l’omino fino al fiume. Tutti i topi di Hamelin erano usciti dalle loro tane per seguirlo: non ne era rimasto nemmeno più uno.

Il pifferaio si immerse nell’acqua fino alla cintura e i topi lo seguirono, nuotando come potevano. Presto, però, i roditori furono trascinati via dalla corrente impetuosa e morirono affogati. Il pifferaio tornò a riva, si scrollò l’acqua di dosso e tornò ad Hamelin, per ottenere la sua ricompensa.

“E tu vorresti mille monete d’oro per aver suonato lo zufolo?” gli disse il sindaco. “Da me non avrai proprio niente, cialtrone che non sei altro”. L’omino fu cacciato dal municipio e anche gli altri abitanti della città lo presero a male parole.

“Ah sì?” disse loro il pifferaio magico “Pagherete cara la vostra avarizia! Ah se vi pentirete”. Poi si avviò verso le porte della città di Hamelin, tirando fuori dalla sua sacca lo zufolo. L’omino cominciò a suonare ed improvvisamente, dalle case e dalle scuole uscirono i bambini. Proprio come era successo ai topi, tutti i bambini della città vennero incantati dal suono dello zufolo magico del pifferaio e lo seguirono correndo e saltellando.

I loro genitori cercarono di fermarli, ma non ci fu niente da fare: i bambini uscirono dalla città. Il pifferaio camminò suonando fino alle montagne; poi, fece entrare tutti i bambini in una grotta e sigillò l’ingresso con una pietra. Da quel giorno, i bambini non sono mai tornati in città e nessuno sa che fine abbiano fatto. Solo un piccolo rimase fuori dalla grotta: era zoppo e si era fermato nel bosco, esausto.


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